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Categorie Antiproibizionismo Vite Straordinarie

Boston George, l’antieroe che ha segnato un’epoca

Chi è stato veramente Boston George? Sicuramente un uomo ambizioso, pronto a sfidare i confini della legalità e a perseguire con coraggio e determinazione i suoi desideri. La sua vita non è stata quella di un cittadino comune: una storia audace, turbolenta e legata al narcotraffico colombiano, che ha ispirato il celebre film “Blow” del 2001, interpretato da Johnny Depp insieme a Penélope Cruz.

Il re del contrabbando

George Jacob Jung nasce il 6 agosto 1942 a Weymouth, una cittadina operaia a sud di Boston, Massachusetts, e fin dagli inizi degli anni Sessanta si dedica al contrabbando di marijuana insieme al suo amico Tuna (Tonno), importandola dalle isole Figi. In breve tempo i due soci arrivano a guadagnare cifre che si aggirano intorno ai 100.000 dollari al mese, soldi che permettono di espandersi sempre di più, assumendo altro “personale” tra cui vari piloti di velivoli per trasportare maggiori quantità di merce. Boston George era ormai un vero e proprio riferimento nel commercio di marijuana!

In seguito affermò: “Alcuni erano star del cinema, altri star della musica. Io ero una star del fumo”.

Nel 1972 viene trovato in possesso di 330 kg di marijuana al Playboy Club di Chicago. Boston George viene arrestato, processato e condannato a 26 mesi di detenzione, ma è proprio in prigione che riesce a riorganizzare la sua “carriera” di narcotrafficante, grazie all’incontro con il colombiano Carlos Lehder Rivas, suo compagno di cella e co-fondatore del cartello di Medellìn.

Durante la permanenza in carcere Lehder coinvolge Boston George nel suo progetto di importazione sul territorio americano di cocaina, una sostanza che in Colombia fruttava già molti soldi e che negli Stati Uniti contava di rivendere a cifre esorbitanti, data la crescita vertiginosa della domanda in quel periodo.

Il piano, studiato meticolosamente, prende vita nei mesi successivi alla scarcerazione e riesce effettivamente a rivoluzionare il traffico di droga – che fino a quel momento veniva gestito dai colombiani in modo ancora grezzo – grazie anche ai velivoli di Boston George che avevano decretato il suo successo nello smercio di marijuana!

La fine di un’era

Alla fine degli anni Settanta, i rapporti tra i due s’incrinarono per divergenze caratteriali, per gli effetti collaterali degli eccessi (entrambi erano consumatori smodati di cocaina) e a causa di un errore di valutazione dello stesso Boston George: questi, infatti, rivelò al suo partner in affari l’identità dell’americano che riceveva e rivendeva per loro conto la droga. Lehder, ottenuta l’informazione, non aveva più interesse a mantenere vivo il sodalizio e scaricò George senza pensarci troppo.

Seguì un inevitabile declino. Boston George fu arrestato altre due volte e quindi condannato a un lungo periodo di reclusione che sarebbe dovuto terminare nel 2015, ma che si è di fatto interrotto per buona condotta nel giugno del 2014.

Un uomo, un mito

Boston George è morto il 5 maggio 2021 nella sua casa di Boston, con la moglie Ronda al suo fianco fino alla fine.

Le sue gesta hanno ispirato film, libri e canzoni, alimentando il mito di un uomo che ha vissuto al massimo, sfidando le convenzioni e abbracciando l’ignoto. Ma oltre al suo status di icona controcorrente, Boston George rappresenta anche le conseguenze oscure del narcotraffico, che spesso portano a tragedie personali e distruzione sociale.

Alla controversa figura di Boston George abbiamo dedicato uno dei nostri Weed Coin, in perché il suo impatto sulla cultura della Cannabis è innegabile: Boston George si è spinto ai confini della legalità e ha sfidato le norme sociali. Nonostante le conseguenze dei suoi traffici, rimane una figura polarizzante nella cultura contemporanea, celebrato da alcuni come un eroe ribelle e condannato da altri come un criminale senza scrupoli.

“Volevo una vita piena di esperienze, un po’ alla On the road di Jack Kerouac, ma non mi accontentavo della strada: io volevo l’autostrada. L’ho avuta, insieme a molti anni di totale libero arbitrio che è il più grande dono del pianeta. Questo mi ha preso piccoli pezzi di cuore e anima, ma niente nell’universo è perfetto né dovrebbe esserlo. Dio ci porta a degli incroci dove ci aspettano delle scelte, e ciascun viaggio di un uomo è il suo personale viaggio. Io ero un malato d’avventura e una volta che mi sono infilato in questo gioco ho iniziato ad amarlo. Nessun imbarazzo […]”.

 

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