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Salviamo il CBD! La consultazione pubblica è aperta

Recentemente, l’Agenzia nazionale francese per la sicurezza alimentare, ambientale e della salute sul lavoro ha proposto di classificare il cannabidiolo come sostanza sospetta di tossicità per la riproduzione. Questo rapporto dell’ANSES sul CBD risulta una presa di posizione che ha sollevato perplessità in tutta Europa, sia per la vaghezza scientifica del rapporto, sia per le possibili ricadute normative.

Il rapporto ANSES sul CBD, tra vaghezza e fantasie

Nel suo documento, ANSES sottolinea l’assenza di dati consolidati sugli effetti a lungo termine del CBD, in particolare quando ingerito. Segnala inoltre potenziali interazioni farmacologiche e invita a non banalizzarne il consumo. Da queste considerazioni deriva la richiesta di inserire il CBD nell’elenco europeo delle sostanze da sottoporre a sorveglianza rafforzata, aprendo la strada a maggiori restrizioni.

Tradotto: più controlli, più barriere e un potenziale freno al libero accesso a un prodotto oggi legale, non psicotropo, e già ampiamente regolamentato.

rapporto anses sul cbd

Un passo indietro per un settore trasparente

Il CBD non è più il “Far West” di un tempo: oggi in Europa è oggetto di test di laboratorio, tracciabilità dei lotti, certificazioni di qualità e limiti ben definiti di THC. Bloccarne la circolazione a causa di timori ipotetici equivarrebbe a ignorare anni di sviluppo del settore e di pratica commerciale responsabile.

Non solo: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in un rapporto del 2018, ha già affermato che “il CBD non mostra effetti indicativi di potenziale abuso o dipendenza e non è considerato pericoloso per la salute umana“. In base a queste evidenze, l’OMS ne ha raccomandato la rimozione dalle tabelle delle sostanze controllate.

rapporto anses sul cbd

Le falle del rapporto ANSES sul CBD

Il rapporto dell’ANSES è stato definito da molti esperti un documento di opinione più che un’analisi scientifica solida. Le sue conclusioni derivano da una revisione bibliografica, ma molti degli studi citati sono stati condotti su animali (ratti e topi), con dosaggi e modalità non paragonabili all’uso umano medio.

Il rischio concreto è che, se la Commissione Europea accogliesse le indicazioni ANSES, il CBD venga classificato come sostanza tossica per la riproduzione di categoria 2. Questo implicherebbe restrizioni nella produzione, vendita e libera circolazione in tutta l’Unione.

Cosa possiamo fare?

La buona notizia è che ogni cittadino europeo può intervenire. Fino al 16 maggio 2025 è possibile inviare un commento all’ECHA (Agenzia europea per le sostanze chimiche), che sta valutando il parere dell’ANSES.

Basta poco: invia la tua testimonianza sull’uso del CBD, specificando di non aver riscontrato effetti collaterali o problemi legati al consumo. Questo può contribuire a costruire una base di dati concreta, dal basso, utile alla valutazione finale.

Invia il tuo commento entro il 16 maggio

Partecipare è semplice ma fondamentale: solo insieme possiamo contrastare questa deriva restrittiva e tutelare il diritto a scegliere un prodotto naturale, legale e sicuro.

👉 Vai alla pagina di ECHA per inviare il tuo commento

Se hai dubbi su come compilare il modulo, sul sito di Canapa Sativa Italia è disponibile una guida chiara su come inviare il tuo commento.

👉 Link alla guida su Canapa Sativa Italia

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