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Condividiamo un articolo di Dolce Vita Magazine, che invita alla lettura di un libro molto interessante.
La cannabis per andare oltre il semplice rilassamento e coniugare meditazione e spiritualità, come avviene da migliaia di anni in diverse popolazioni sparse su tutto il pianeta
C’è chi si fuma le cannette e chi invece ha una considerazione della cannabis come pianta maestra, un potente enteogeno che va approcciato con sacralità e rispetto. E poi c’è tutto quello che ci sta in mezzo, con un utilizzo spirituale della pianta più o meno consapevole.
Il problema moderno dell’uso degli stupefacenti, forse, è soprattutto questo: quello di aver ridotto “all’uso ricreativo” e peggio ancora “ludico”, delle pratiche che invece avevano un’attitudine sacrale, rituale e spesso mediata da sciamani o “curatori”, che avevano una conoscenza profonda della sostanza, dei suoi effetti e di come utilizzarla.
Perché, senza nulla togliere a chi fuma per concedersi una pausa dalla frenesia di oggi, la cannabis per millenni ha rappresentato innanzitutto questo: un mezzo per connettersi con il divino.
Come molte piante che alterano la mente, la cannabis fa parte da migliaia di anni delle pratiche spirituali di culture sparse in tutto il pianeta: ha radici profonde nell’Induismo, nell’Islam, nel Rastafarianesimo, usata dai Sadhu in India e dai seguaci di Zoroastro in Persia, raccontata in Cina dall’imperatore Shen Nug più di 4mila anni fa e usata dai curanderi brasiliani.
Due interessanti studi hanno cercato di tracciare il rapporto spirituale che i consumatori di oggi hanno con la cannabis e le risposte dicono che in Europa e in Usa è ancora forte e presente nonostante tutto.
Nello studio curato dai ricercatori della California School of Professional Psychology e pubblicato sul Journal of Psychoactive Drug un campione di 1087 partecipanti (età media = 38,9 anni) ha completato un sondaggio online che valutava il loro uso di cannabis e di altre sostanze, nonché le caratteristiche spirituali e psicologiche. A livello di dati il 66,1% del campione ha riportato benefici spirituali dalla cannabis, mentre il 5,5% ha riferito che a volte è stata un ostacolo.
In quello dell’Università di Bergen, in Norvegia, che ha coinvolto 29 partecipanti tramite interviste e sondaggi ed è stato pubblicato sul Journal of Cannabis Research i ricercatori scrivono: «Lo studio ha trovato prove di un gruppo di consumatori spirituali di cannabis che tendevano a considerare la cannabis come un enteogeno», evidenziando che: «Questi consumatori spirituali di cannabis avevano un modo diverso di impegnarsi con la cannabis rispetto agli altri».
Per andare oltre gli stereotipi sulla Cannabis può essere molto utile lettura del trattato Cannabis e spiritualità. Guida all’esplorazione di un’antica pianta maestra (Edizioni Spazio Interiore).
Come si può leggere all’interno del libro: «Quando incontriamo la cannabis con un’intenzione chiara e in uno stato di centratura la sua capacità chiarificatrice e di amplificazione può far luce sulle illusioni che ancora coltiviamo e nel contempo esortarci a lasciarci andare a uno stato di presenza più profondo e rilassato e con il cuore aperto: una forma di presenza più onesta e più vera. Come accade con altre medicine enteogene, la cannabis può condurre a una condizione di attenzione cosciente e consapevolezza meditativa intensificata ed elevata».
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